HoE

una storia d’amore nella Londra dei Beatles e dei Pink Floyd

 

 

Una vecchia cartolina dal Regno Unito, di quelle con i colori ultra-saturi.

Da una parte il conservatorismo di un ex-impero “on sale”, insieme di affascinanti

quanto eccentriche eredità, ha reso Albione una terra quasi anacronistica; dall’altra

il boom economico i giovani, le avanguardie. In questo universo c’è un’isola

nell’isola: si chiama Swingin’London. I sociologi la definiscono “permissive

paradise ma cela contraddizioni che ad esempio vecchie pellicole sixties come

What’s good for the goose e Fumo di Londra hanno letto con lucida e pungente

ironia.

Il protagonista (non più teen-ager) di HoE, come il Mr. Bartlett e il Mr. Fontana

nei film sopra citati, si tuffa con entusiasmo nei “fiori e colori” del nuovo corso,

strizzando però l’occhio ad un mondo, quello vittoriano, che va scomparendo.

E lo racconta con una sorta di ingenuità preservata, melliflua, appena tollerabile,

tipica dell’idealismo giovanile e della spensieratezza legata all’età.

Non fa mistero di preferire il quieto villaggio di campagna alla frenesia della

metropoli, la solennità di una brughiera silenziosa al Centre Point di 101 Oxford

Street. C’è candore perfino nella zolletta imbevuta di LSD, perché “il viaggio

non costituisce una evasione allucinante, malata, bensì una esperienza caleidoscopica

che colora la vita, una conoscenza ulteriore, fine all’ampliamento delle proprie percezioni.

Piuttosto, le vere “droghe” sono l’autoindulgenza e l’ipocrisia, che

resistono ai secoli, mascherandosi ora da dandy borghese ora da hippy della working

class. E le gesta di star come Beatles e Pink Floyd, depositarie dello stato dell’arte

del mondo pop, ma anche ragazzacci viziati, è funzionale a tutto questo.

                                                                                             (P.Savini)

 

Impressionante la documentazione cronologica musicale, artistica, culturale del periodo 67-69 Londinese,

vivida la descrizione del fermento sociale, suggestiva la ricostruzione degli eventi mondani e dei locali,

nonché della varia umanità che vi partecipa e da vita.

A questo spaccato metropolitano fa da continuo contraltare la ricostruzione della vita nei luoghi

di provenienza dei protagonisti, l’ameno e provinciale Surrey ed un opprimente e conservatore paesino della Scozia.

Non mancherà peraltro la presenza di un giovane studente di belle speranze che frequenta la Charterhouse,

di cui si seguono i primi incerti passi di musicista.

                                                                                                               (M61)

 

L'autore raccoglie le testimonianze di Paul, ragazzo che vive la sua giovinezza nella swinging London.

Paul conosce Edna, se ne innamora, realizza sogni, vive avventure, descrive il suo mondo con consapevolezza,

senza lasciarsi andare a mitizzazioni ma anzi facendo un analisi lucida, tanto da farci ritrovare il presente nel

passato e dare realtà alla storia. 
Al personaggio di Edna invece è affidata la parte più sognante, più candida del libro.

Se questo libro potesse parlare probabilmente canterebbe i primi Pink Floyd e gli ultimi Beatles e i non ancora nati Genesis,

perchè la musica non è solo uno sfondo. 
Stesso discorso per i luoghi, anche qui la descrizione è suggestiva e precisa senza tuttavia essere pesante.

In conclusione un libro che si legge non solo per la storia ma di cui si ama tutto, la musica, i luoghi, i personaggi.

Asker83

 

Quello che colpisce il lettore di "HoE" di Clive Thomas è l'estrema accuratezza

e precisione nel raccontare la Londra del 1967/68, luogo magico

per tutti gli amanti della musica e della controcultura giovanile di quegli anni.

Sembra quasi che l'autore abbia avuto a sua disposizione una macchina del tempo

per andare e venire a suo piacimento e raccontarci l'incredibile quotidianità

di un periodo unico e irripetibile. Poco conta la storia

d'amore tra Paul e Edna, la vera protagonista

del racconto è proprio la città di Londra, fotografata in uno dei momenti

nei di massimo fulgore creativo della sua storia più o meno recente.

                                                                                             ( Marco Viroli )

 

 

 

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